Il Sacro Monte di Crea, un percorso tra natura e fede, tra opere d’arte e la cappella del Paradiso
Nel cuore del Monferrato esiste un angolo di “Paradiso” in tutti i sensi. La Riserva Naturale del Sacro Monte di Crea, in provincia di Alessandria, in Piemonte, è un luogo di grande importanza spirituale e culturale che nel 2003 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Contenuto dell’articolo
- Spunti di visita
- La storia
- Il percorso
- Le cappelle
- La Natura
- Come arrivo a Crea
- Ascolta l’articolo su Loquis
- Un percorso tra le Cappelle al Sacro Monte di Oropa
- Toccare con mano il Paradiso, alla Riserva Naturale del Sacro Monte di Crea
- Santa Colomba, le leggende e il trekking a Isola del Gran Sasso
- San Benedetto Po, il monastero Polironiano
- Le processioni della Pasqua in Italia
Spunti di visita

Una passeggiata al Sacro Monte di Crea è un’esperienza indimenticabile, sia per la bellezza del paesaggio che per l’importanza storico-artistica delle cappelle che si trovano lungo un percorso che dal Santuario, girando in tondo lungo la collina, sale fino alla cappella più importante del Sacro Monte, ovvero, quella del paradiso. Solo percorrendo questo sentiero si intuisce perché porta questo nome. Dobbiamo dire che l’area del Sacro Monte si trova su una collina che domina la pianura del Po e offre una vista spettacolare sulla campagna circostante. Chi ama la fotografia paesaggistica qui può solo sbizzarrirsi. Un altro punto a favore e che nella prima parte del percorso, quella immediatamente dopo il Santuario, è ricca di tavoli e panchine per il picnic. Però, a ben guardare, anche da questo punto il panorama è sublime. Infine possiamo affermare che una passeggiata al Sacro Monte di Crea è un’esperienza che unisce natura, arte e spiritualità, e che lascia un’impronta indelebile nella memoria di chi lo visita. Per concludere al meglio la giornata si può fare sosta alla vicina Moncalvo, nota come la città più piccola d’Italia e fare un salto alla locale enoteca per assaggiare i migliori vini della zona.
La storia

La storia del Sacro Monte di Crea ha inizio nel 1589 per volontà di Costantino Massino, priore lateranense del Santuario della Madonna Assunta, il quale propose di costruire sulla collina un’opera religiosa simile a quella di Varallo. La sua intenzione era quella di creare un luogo di ritiro spirituale e di meditazione. Il Sacro Monte fu meta di pellegrinaggi fino all’XI secolo. Alla realizzazione delle cappelle presero parte importanti artisti che già avevano imposto la loro opera nei Sacri Monti di Orta, Varallo e Varese: tra questi possiamo citare il Moncalvo, i Prestinari e i de Wespin, che sono anche gli autori dello spettacolare complesso scultoreo della cappella del Paradiso e che risale alla prima metà del 1600. Purtroppo nei secoli il Sacro Monte di Crea cade in rovina e fu preda di vandalismi ed incursioni, soprattutto da parte delle truppe napoleoniche. Nel 1820 una comunità di frati francescani iniziò un lavoro di ripristino, seguita da una campagna di restauro supportata dal vescovo di Milano Nazari di Calabiana che si concluse attorno al 1920. Diversi edifici furono ricostruiti ex novo .
Il percorso

Il sentiero per visitare le cappelle comincia al Santuario della Madonna della Cintura, dove si trova anche un parcheggio per le auto. Da qui si sale lungo una scalinata in pietra che conduce alla cappella del Paradiso, che è la più antica del Sacro Monte e risale al XV secolo. La cappella è decorata con affreschi che rappresentano il Paradiso terrestre e celeste, e al suo interno si può ammirare anche un’importante statua della Madonna col Bambino. Il percorso si sviluppa attraverso una serie di cappelle che rappresentano le scene della vita di Gesù, dalla Natività alla Risurrezione. Le cappelle sono tutte decorate con affreschi e statue di grande valore artistico e storico, e sono anche un importante esempio di arte barocca piemontese.
Le cappelle
La prima cappella è quella di Sant’Eusebio. Le statue sono di Juan de Wespin detto il Tabacchetti. La chiesa sullo sfondo dell’affresco attribuito a Giorgio Alberini è quella di sant’Andrea, emblema della città di Vercelli.

La seconda cappella è quella dedicata al riposo di Sant’Eusebio, che tradizione vuole, sarebbe passato di qui, proveniente dalla Terra Santa e si sarebbe riposato su una roccia in cui si sarebbe miracolosamente creata una fenditura, nota come “il sedile di Sant’Eusebio” che avrebbe poteri di guarigione. La scena è stata ricostruita nel tardo Ottocento.
La terza cappella dà inizio al racconto degli episodi di vita della Madonna. Il gruppo plastico è opera di Morra da Grazzano. Raffigura i Profeti che nelle loro opere hanno anticipato alcuni aspetti della vita di Maria. Nel bassorilievo di vedere la Vergine che schiaccia la testa del serpente tentatore.

La quarta cappella è quella della concezione di Maria. Le statue sono di Paolo Giovenone. Sì anche l’altorilievo, mentre gli affreschi sono opera di Giorgio Alberini.
La quinta cappella venne commissionata da Vincenzo I, duca di Mantova e del Monferrato. La scena interna riprende Sant’Anna dopo il parto e alcune ancelle che si occupano del primo bagno di Maria.
La sesta cappella segna l’inizio del percorso che porta alla cappella del Paradiso. Le statue attuali sono quelle plasmate dallo scultore Varallo di Moncalvo. Le originali Veneto distrutte in epoca napoleonica.
La settima cappella è quella dello spogliatoio della Vergine. Le undici statue furono realizzate dai fratelli Tabacchetti e nel 1800, ormai riviste, furono rimaneggiate dal Latini.
L’ottava cappella fu ultimata nel 1599 e segna l’inizio della narrazione dei misteri del Nuovo Testamento. Anche in questo caso, il gruppo plastico presente ha subito rimaneggiamenti nel 1800. Le scene dipinte sono state attribuite al pittore Giovan Battista della Rovere, detto il Fiammenghino che lavoro anche ai Sacri Monti di Varallo, Orta e Varese.

La nonna cappella è quella della visitazione di Maria a Elisabetta e fu realizzata nel 1598. Il gruppo scultoreo originario devastati dalle incursioni napoleoniche fu sostituito dalle statue di Giuseppe Latini nel 1860.
La decima cappella, quella della Natività di Gesù, risale al primo decennio del Seicento per illustrare un tempo il Sogno di San Giuseppe. Quella che vediamo è il riscontro ottocentesco.
L’undicesima cappella è quella della presentazione di Gesù al tempio. Le pitture risalgono alla fine dell’Ottocento e sono di Paolo Maggi , mentre le partiture decorative sono di Agostino Caironi e di Francesco Nicora.
La dodicesima cappella occupa l’area dove un tempo sorgeva il borgo di Cardalona, ed è quella della disputa di Gesù nel tempio. Costruita nel 1881 ospita le statue di Antonio Brilla, che raffigura Gesù attorniato dai Dottori.

La tredicesima cappella potrebbe essere stata eretta nei primi anni del Seicento, fu completamente rifatta nel 1860 ed è quella dedicata all’orazione di Gesù nell’Orto. Le statue sono del Brilla e i dipinti del Caironi.
La quattordicesima cappella è quella della Flagellazione di Gesù. L’attuale edificio risale alla fine dell’Ottocento e conserva statue di Antonio Brilla, prospettive architettoniche di Francesco Nicora e le figure di Ponziano Loverini.
La quindicesima cappella è quella dell’incoronazione di spine e risale al primo decennio del 1600. Ristrutturata due secoli dopo, oggi possiamo vedere raffigurato un ambiente del Palazzo pretorio di Pilato realizzato da Francesco Nicora.

La sedicesima cappella è quella della Salita di Gesù al calvario e fu completata nel 1892. Le statue in gesso sono di Leonardo Bistolfi. Gli affreschi di Giovanni Giani.
La diciassettesima cappella rappresenta le nozze di Cana. Fu completata nel 1612 con statue dei fratelli Tabacchetti e affreschi probabilmente di Giorgio Alberini.
La diciottesima cappella è quella della Crocifissione. Questo tempietto andò quasi distrutto in epoca napoleonica e venne ricostruito nel 1887 con le statue di Antonio Brilla e affreschi di Paolo Maggi.
La diciannovesima cappella, la Resurrezione, fu eretta alla fine del Cinquecento. Con la scena della Deposizione di Gesù. Tre secoli dopo vennero cambiate le decorazioni per ospitare la Resurrezione, opera di Antonio Brilla, mentre gli affreschi sono di Luigi Morgari.
La ventesima cappella è quella dell’Ascensione di Gesù. Anche in questo caso fu rinnovata nell’Ottocento. Le statue ad Antonio e Stefano Brilla, i dipinti di Paolo Maggi.
La ventunesima cappella e quella della discesa dello Spirito Santo sopra gli apostoli e ricalca le precedenti.
La ventiduesima cappella, ovvero quella dell’assunzione di Maria e opera del savonese Antonio Brilla. L’artista morì prima di completarla forse per questa ragione le statue sono bianche.
La ventitreesima cappella è quella del Paradiso e ospita ben 300 statue in terracotta e gesso risalenti al primo decennio del 1600 opera di Nicola e Giovanni Tabacchetti. Le statue sono primo sospese alla volta tramite un’intricata struttura, e raffigurano l’Incoronazione della Vergine ad opera della Trinità.
Le foto riportate nel paragrafo delle Cappelle sono inserite con casualità e non rispecchiano la descrizione delle stesse
La natura
Oltre alle cappelle, il Sacro Monte di Crea offre anche una natura rigogliosa e selvaggia, con boschi, prati e sentieri che si snodano tra le colline. Lungo il percorso, inoltre, si possono ammirare panorami mozzafiato sulla campagna circostante, e in particolare sulla città di Casale Monferrato, che si trova quasi ai piedi del Sacro Monte.
Come arrivo al Sacro Monte di Crea
Il Sacro monte di Crea si raggiunge in auto dall’autostrada A26, Genova Gravellona Toce, uscita Casale Sud, quindi Sp 457n direzione Asti. Raggiunta la frazione Madonnina di Serralunga di Crea si seguono le indicazioni per il Sacro Monte. In treno, linea Torino Asti, quindi in bus con fermata a la frazione Madonnina, quindi si prosegue a piedi. L’aeroporto più vicino è quello di Torino Caselle.
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