Un castello, le sue leggende e le credenze popolari. Questo è il castello di Supramonte in Valsesia
Le rovine di un castello evocano sempre leggende e misteri, ma questo, forse, le supera tutte. In Valsesia, esattamente a Prato Sesia, siamo in Piemonte, nella valle del fiume Sesia, in provincia di Novara, si possono ammirare i resti di un antico castello su aleggia una leggenda alquanto curiosa che evoca addirittura la fuga in Egitto di Maria, Giuseppe e il Bambin Gesù. Il castello di Sopramonte

Si mormora (da queste parti) che nel lungo peregrinare, la Santa famiglia sia passata anche da qui trovando rifugio proprio nel castello di Sopramonte, che all’epoca era abitato dalla contessa Beatrice, una donna rimasta orfana fin da bambina perché i suoi genitori furono uccisi dai banditi che erano soliti compiere scorribande nella zona.
Questi malviventi arrivavano dalla Bassa Valsesia. Bande che dopo aver compiuto i loro misfatti facevano perdere le proprie tracce nascondendosi nei boschi fino a raggiungere la pianura degradante verso Novara e il castello di Briona dove agivano per conto di Giovan Battista Caccia, detto “il Caccetta”, signore di quel luogo e noto per i soprusi nei confronti dei vicini.
I fatti
A spingere queste orde di banditi in Valsesia era la bramosia del bottino.
In una notte umida e piovosa, questi malviventi arrivarono al castello di Sopramonte ed eludendo le guardie riuscirono ad entrare. Erano alla ricerca del tesoro del conte.
Il padrone di casa e la contessa, prima di essere presi ostaggio riuscirono a mettere in salvo la figlia, Beatrice nella vicina torre, che secoli dopo verrà ribattezzata Torre Dolcino, in onore di un eretico che trovò rifugio e visse diverso tempo in questi locali.
L’eretico Docino, citato anche da Dante nel nel XXVIII canto dell’Inferno della Divina Commedia, venne giudicato dai valsesiani: chi un incubo, chi un ribelle che aiutava i poveri contro la tirannia dei ricchi.
La bambina terrorizzata

Tornando alla bambina, la piccola assistette inerme all’uccisione dei genitori dall’interno di questa torre che praticamente era inespugnabile, visto che per entrare, il portone è posto a diversi metri d’altezza e qualcuno, dall’interno, avrebbe dovuto calare una corda o mettere una lunga scala per accedervi.
I banditi risparmiarono questa costruzione (che è ancora in piedi), però trucidarono il Conte e la Contessa. Questo episodio avvenne davanti agli occhi della piccola Beatrice.
I briganti uccisero la scorta e legarono il Conte ad un albero divertendosi poi a colpirlo con le frecce, senza però toccare gli organi vitali. Ogni qualvolta che l’uomo sveniva, veniva rianimato e ricominciava il tiro con l’arco.
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La caccia al tesoro

L’intento di questi crudeli assassini era quello di farsi dire dove era nascosto il tesoro. Intrepido, l’uomo resistette fino alla morte e non rivelò il nascondiglio.
Il tesoro, secondo questi banditi era la dote della contessa, una donna di nobile e ricca famiglia, ma questo, dice la leggenda, fu un matrimonio d’amore e non uno combinato come si usava all’epoca.
Secondo i racconti che vengono tramandati, il patrimonio di famiglia sarebbe stato ben nascosto in una nicchia laterale, ricoperta di mattoni, del pozzo da cui si attingeva l’acqua per il castello.
I predatori, non riuscendo a farsi dire dove era il malloppo si sfogarono sul corpo del malcapitato che venne decapitato. La testa fu piantata sul punto più alto del castello e sarebbe servita da monito agli abitanti di Prato Sesia per scoraggiare un eventuale caccia all’uomo.
Non contenti, prima di andarsene diedero fuoco a tutto, risparmiando la torre.
La “brutta” fine dei malviventi

Questa banda di incivili, sempre secondo la leggenda, fu intercettata da un gruppo di mercenari svizzeri al servizio dei Francesi. Dopo un breve combattimento questi barbari vennero catturati. Gli elvetici, saputo del massacro di Sopramonte, giustiziarono i predoni. I banditi furono portati sullo sperone che guarda verso Prato Sesia e gettati dalla rupe. I pochi che sopravvissero furono giustiziati dai contadini riuniti in loco per godere dello spettacolo.
Prima di andarsene, il capitano dei francesi chiese alla gente del posto da quale luogo provenissero i banditi. Dopo molte reticenze ed omertà qualcuno pronunciò la parola “Fenera”. Da lì si capì la provenienza.
Fenera oggi è il nome del monte che si trova oltre Prato Sesia ed è legato ad una leggenda che scomoda gli antichi greci. Ma questa è un’altra leggenda.
Come arrivo a Prato Sesia
Arrivando dall’Autostrada A26 uscita Romagnano Sesia, alla rotatoria si svolta a sinistra (Via Novara) e si segue la direzione Alagna. Superata questa località, pochi minuti di strada e siamo a Prato Sesia. La stazione ferroviaria di Prato Sesia è sulla linea Novara – Varallo.
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