Ripercorriamo il tragitto dell’Ipposidra, la ferrovia di barche sul fiume ticino
Una ferrovia a trazione animale per il trasporto delle barche per superare un tratto di fiume difficile da navigare e che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto fare guadagnare tempo durante il viaggio. Questa era la Ipposidra, che funzionò sul fiume Ticino, tra il 1858 e il 1865 nel tratto tra Tornavento e Sesto Calende, in provincia di Varese.

Questa zona era la più difficile nel viaggio delle imbarcazioni che da Milano dovevano raggiungere il lago Maggiore. Le barche venivano trainate da alcuni cavalli lungo l’alzaia del Naviglio Grande tra Milano e Tornavento. Da qui e per gli ultimi 25 chilometri sul Ticino, era quasi impossibile. A volte la navigazione sul fiume richiedeva fino a quindici giorni. Era necessario trovare un’alternativa per accorciare i tempi.
L’idea
Ecco quindi che uno studioso dei trasporti come Carlo Cattaneo, politico ed economista, ebbe l’idea di estrarre dall’acqua le barche a Tornavento, porle su carri ferroviari a 8 ruote trainati da cavalli e portarle a Sesto Calende, dove venivano rimesse in acqua, lungo una via ferrata che attraversava la brughiera. Nacque così l’Ipposidra. Il nome di questa ferrovia e l’unione tra due termini: ippos, che in greco significa cavallo e idra, acqua.
La costruzione

L’idea c’era ma i fondi inizialmente scarseggiavano. Inoltre l’Austria non voleva che sul suo territorio fosse costruita una ferrovia privata. Siamo in Lombardia, ma all’epoca questa zona faceva parte del regno Austroungarico. Fu solo grazie anche a diversi finanziamenti bancari e soprattutto all’aiuto di un banchiere ginevrino, che Vienna autorizzò la concessione. Il 9 febbraio 1858 la Ipposidra venne inaugurata.
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L’abbandono
La ferrovia su barche fu abbandonata nel 1865 dopo pochi anni dalla sua inaugurazione perché nel frattempo erano state costruite le tratte ferroviarie: Arona-Novara e Milano-Sesto Calende. Il treno accorciava ulteriormente i tempi di viaggio delle merci. La società che gestiva l’Ipposidra fallì.
La Ipposidra oggi

Chiusa la società, il materiale rotabile e i binari furono venduti alle ferrovie, mentre le stazioni di partenza e arrivo, abbandonate, furono poi distrutte. Della vecchia ferrovia oggi restano solo pochi e quasi irriconoscibili ruderi.
Il percorso
Seguendo il percorso della Ipposidra si possono ancora vedere alcuni terrapieni, mentre diverse trincee sono nascoste tra la vegetazione. Il tracciato che collegava Tornavento a Sesto Calende è percorribile oggi in bicicletta, anche se solo alcuni dei tratti sono quelli originali. Il tragitto e per buona parte su sterrato, tranne alcuni tratti su strade trafficate. Con partenza da Tornavento, si costeggia l’antico letto del Naviglio Grande ed il fiume Ticino, fino a raggiungere alcune abitazioni e vecchi opifici. Entrando nel bosco si sale a Vizzola Ticino e da qui si raggiungono prima Somma Lombardo, poi Golasecca. Quest’ultima località presenta tratti difficili da percorrere con la bicicletta. Raggiunta Sesto Calende, il percorso scende verso il fiume e si conclude sull’alzaia che porta al centro del paese.

Cinque motivi per fare questo percorso
- Per vivere una giornata a contatto con la natura
- Per scoprire scorci fantastici sul fiume Ticino
- Per ripercorrere il tratto dell’antica Ipposidra
- Per conoscere flora e fauna del Parco del fiume Ticino
- Perché è facile da raggiungere e l’aeroporto di Milano Malpensa è vicinissimo
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Come arrivo a Tornavento
Tornavento si raggiunge dall’autostrada A4 (per provenienze da Torino) o A8 (per chi arriva da Varese) quindi proseguendo sulla superstrada per l’aeroporto della Malpensa, uscita Oleggio. Si segue la SS 527 fino alla prima rotatoria, quindi a destra proseguendo sulla SP 52. Pochi metri e si imbocca (sulla sinistra) Via Carlo Goldoni, che termina in Piazza Parravicino.
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