Scopriamo Esanatoglia, borgo “filetta” delle Marche e patria del biscio

Una minuscola città marchigiana al confine con l’Umbria, che si raggiunge percorrendo strade interne e panoramiche e che affascina con i suoi gioielli architettonici. Siamo ad Esanatoglia, in provincia di Macerata, piccolo gioiello con edifici di origine medievale e rinascimentale, viuzze acciottolate, chiese e torri.
Contenuto dell’articolo
- Consigli di viaggio
- La storia
- Il nome
- La struttura urbanistica
- In giro per la città
- Pieve di Sant’Anatolia
- Palazzo Varano
- Le altre chiese
- Piazzetta Cavour
- La gastronomia
- Cinque motivi per visitare Esanatoglia
- Come arrivo ad Esanatoglia
- Audioguida
- Il video
- 27 gennaio. Giorno della Memoria, visitiamo la Risiera di San Sabba
- A Gignod, sulle tracce degli antichi pellegrini
- A Orino sulle tracce del misterioso Sasso Nero
- A Pesariis il tempo non si ferma, mai
- A piedi fino al Centro geografico d’Italia
Audioguida
Consigli di viaggio
Raggiungere Esanatoglia può sembrare un’impresa, ma ne vale la pena, a partire dal panorama, siamo nell’interno marchigiano, dove dolci colline si susseguono alternando vede a campi coltivati. Di certo non è un panorama monotono quello che attende il turista che vuole raggiungere questa località. Se capitate lì a fine luglio, in uno di quei pomeriggi assolati, caldi, avrete la fortuna di non trovare nessuno, o quasi per strada. Qualche anziano seduto ai tavolini dei bar a giocare a carte, al fresco degli alberi. Per il resto si ammira questo gioiello architettonico che ci porta indietro nel tempo. Un’esperienza da provare.
La storia
Esanatoglia ha una storia molto antica che parte da Esus, il Dio celtico della guerra, il quale avrebbe dato origine al nome del fiume Esino, sulle cui rive avrebbe vissuto in epoca romana la comunità di “Aesa”. In località Monte Sant’Angelo sono state rinvenute tracce della presenza umana risalenti al Paleolitico, ma ci sono tracce anche di epoca Neolitica e Eneolitica. Passata di famiglia in famiglia, Esanatoglia fu governata dai Malcavalca, dagli Ottoni di Matelica e dalla potente famiglia dei Varano di Camerino. Furono proprio loro a dare alla città una certa autonomia. Rimasta immune da guerre e saccheggi per molto tempo, fu conquistata da Francesco I Sforza nel 1443. Da quella devastazione non si salvò nemmeno il Monastero di Sant’Angelo e la biblioteca. Nel 1502 il castrum entrò a fare parte dello Stato della Chiesa.
Il nome
Il nome di Esanatoglia risale al 1862 e nasce dalla combinazione tra Aesa e Anatolia, che sostituì il quello del castrum medioevale Santa Esanatolia, che a sua volta deriva dal nome della martire del III secolo d.C. A proposito della Santa, il primo documento noto che la riguarda risale al 1015, ed è inerente la fondazione del monastero di Sant’Angelo infra hostia da parte del conte Atto e di sua moglie Berta.

La struttura urbanistica
Più simile al modello urbanistico cittadino che a quello rurale,il castello di Esanatoglia era diviso in tre quartieri interni alla prima cerchia muraria dell’XI-XII secolo: la Pieve, il quartiere di Mezzo e quello di San Martino. Inoltre fuori dalle mura c’erano i due borghi di Santa Caterina e San Rocco, quest’ultimo venne inglobato nella seconda cerchia muraria nel XIV secolo. La rocca e le altre fortificazioni erano adibite a scopi difensivi. L’accesso alla cittadella fortificata avveniva dalle quattro porte: Panicale, del Mercato, Portella e Sant’Andrea. Per la sua forma sottile e allungata, Esanatoglia era anticamente chiamata la città “filetta”.
In giro per la città

Dall’alto, Esanatoglia sembra la città dei campanili, ben sette. Per ammirarli occorre un drone. Oppure basta percorrere corso Vittorio Emanuele partendo da porta Sant’Andrea per raggiungere porta Panicale, all’opposto, dopo la quale si apre la valle di San Pietro. Il borgo è racchiuso dalle mura castellane lambite dal fiume Esino.
Pieve di Santa Anatolia
Nella parte più antica di Esanatoglia sorge la pieve di Santa Anatolia con il suo campanile. Forse venne edificata su un tempio pagano, forse nel luogo di sepoltura di un martire. Già citata nel 1180, la chiesa è caratterizzata da un esterno romanico e dagli interni settecenteschi
ha un portale in pietra trecentesco, mentre sul basamento della torre campanaria ecco un’epigrafe romana. Gli storici sostengono che questa sia la prova di un insediamento già all’epoca.

Palazzo Varano
Palazzo Varano, oggi è sede del Municipio. Risalente al XIV secolo, è stata la residenza fortificata della potente famiglia dei Varano. Originaria del Ducato di Spoleto, fu a capo del governo di Camerino e dei suoi territori. Nel 1997, durante lavoro di restauro è stato scoperto un particolare ciclo di affreschi raffigurante una parata di cavalieri. Inoltre conserva la tela “La cacciata dei diavoli da Arezzo”.
Le altre chiese
L’ex Chiesa di San Francesco conserva affreschi trecenteschi del “Maestro di Esanatoglia” Diotallevi di Angeluccio, tra cui una pregevole Madonna del Latte, mentre le Fontane di San Martino, (già note come Fonti di Fuori Porta) sono un raro esempio di opera idraulica trecentesca ancora funzionante.
La chiesa di Santa Maria Maddalena purtroppo inagibile dopo il sisma del 2016, custodisce sull’altare maggiore il pregevole dipinto della Crocifissione, oltre a due nature morte di origine fiamminga e ad una cantoria lignea istoriata e dipinta con scene della vita dei Santi, dove sono ancora presenti le grate che impedivano alle Clarisse di essere viste.
La chiesa di Santa Maria di Fontebianco, che si trova fuori dal paese racchiude un’edicola campestre con affreschi della Vergine Maria e Bambino, opera giovanile di Diotallevi di Angeluccio. Altre tele Seicentesche sono, invece, custodite nell’ex Monastero di Fonte Bono.
Infine sulle pendici del Monte Corsegno sorge l’eremo di San Cataldo, nominato negli statuti del 1324.

Piazzetta Cavour
Sulla piazzetta Cavour si affaccia il palazzo detto delle Milizie, fortificato nel XIV secolo e che un tempo era collegato alla rocca del castello tramite un camminamento. Sempre sulla piazzetta si prospettano anche il palazzo del Podestà. Il piano terra era utilizzato come mercato coperto. Palazzo Zampini, unito alla chiesa di Santa Maria, conserva invece, tracce di affreschi di Diotallevi e la grande tela della Crocifissione dei fratelli De Magistris di Caldarola (1565).

La gastronomia
Una cittadina , questa di Esanatoglia, che sfrutta al meglio il territorio che la circonda, un territorio che offre funghi, tartufi, erbe di campo e naturalmente il latte dei pascoli, dal quale nascono ricotta e formaggi e soprattutto caratteristico “biscio”, uno strudel salato a forma di serpente (da qui il nome). Ma la natura circostante qui permette la coltivazione di cereali usati per la preparazione di minestre a base di lenticchie e cicerchia. Pregiati anche i salumi, soprattutto quelli di cinghiale. Infine ecco i tradizionali dolci come la rocciata, i rocci, le favorite e per finire le pizze pasquali che si possono gustare dolci o al formaggio. Infine dai vigneti si ottiene il Verdicchio di Matelica.
Cinque motivi per visitare Esanatoglia
- Per lo stupendo panorama che si ammira arrivando qui
- Per il suo centro storico di stampo medievale
- Per le sue stupende chiese
- Per la cucina e i prodotti tipici del territorio
- Perché sembrerà di essere fuori dal mondo
Il video
Come arrivo a Esanatoglia
Esanatoglia si raggiunge in automobile dall’autostrada A14 Bologna-Taranto, uscita Ancona Nord/Jesi e seguendo al superstrada n. 76, quindi raggiunta Matetica, da qui in breve si arriva a Esanatoglia. Per chi proviene da Fabriano, seguire la ss76 fino a Matelica.
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