27 gennaio. Giorno della Memoria, visitiamo la Risiera di San Sabba

Visitiamo la Risiera di San Sabba a Trieste nel Giorno della Memoria. Ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite per commemorare le vittime della Shoah.

In Italia, a ricordo degli orrori e delle brutalità del nazismo nel Giorno della Memoria si può visitare il Civico Museo della Risiera di San Sabba a Trieste, una riseria che fu occupata dall’esercito tedesco dopo l’8 settembre 1943 e trasformata in campo di prigionia e di torture.

Risiera di San Sabba, Cellette per detenuti - Turista a due passi da casa
Risiera di San Sabba, Cellette per detenuti – Turista a due passi da casa

Contenuto dell’articolo

  1. Consigli di viaggio
  2. La visita
  3. La cella della morte
  4. I laboratori
  5. Le camerette dei deportati
  6. Il forno crematorio
  7. Il fabbricato centrale
  8. Quante sono state le vittime dei nazisti?
  9. Come arrivo alla Risiera di San Sabba
  10. Audioguida

Consigli di viaggio

Prima di affrontare questo viaggio è importante documentarsi bene. Solo così si potrà capire la storia e gli orrori commessi durante la Seconda Guerra Mondiale, non solo contro gli ebrei, ma anche contro partigiani e popolazione civile. Arrivare alla Risiera di San Sabba significa innanzitutto il rispetto per il luogo e per le persone che qui hanno perso la vita. Visitare questo, come gli altri luoghi simbolo della persecuzione nazista agli ebrei in una giornata come questa significa rendere omaggio, non solo alle vittime, ma ad un popolo che nel corso del secondo conflitto mondiale è stato perseguitato, torturato, depredato e ucciso. Si resta senza parole e si percepisce il silenzio quando si varca il portone d’ingresso della Risiera. Un luogo questo, che ogni famiglia dovrebbe mostrare ai figli.

Pianta della Risiera di San Sabba - Turista a due passi da casa
Pianta della Risiera di San Sabba – Turista a due passi da casa

La visita

Il silenzio avvolgere la visita alla Risiera di San Sabba. Le alte mura in cemento armato rendono ancora più freddo e spoglio questa struttura nata come stabilimento per la pilatura del riso nel 1898, dopo l’occupazione tedesca fu trasformata in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre e denominato Stalag 339. Ma che ben presto divenne un “Polizeihaftlager”, ovvero un Campo di detenzione in cui convogliare i deportati in Germania e in Polonia, un luogo dove depositare i beni razziati agli ostaggi e soprattutto il punto dove eliminare partigiani, detenuti politici ed ebrei

Risiera di San Sabba - Turista a due passi da casa
Risiera di San Sabba – Turista a due passi da casa

La cella della morte

Una delle prime stanze che si incontrano dopo l’ingresso è la “cella della morte”, – D sulla pianta – il luogo dove venivano sposati i prigionieri da eliminare. Chi entrava in questa stanza aveva il destino segnato: veniva ucciso. Il corpo poi cremato nel forno. A volte questo spazio era condiviso con i cadaveri destinati alla cremazione.

I laboratori

La visita alla Risiera di San Saba continua nell’edificio dove si trovavano laboratori di sartoria e calzoleria, – F sulla mappa – ma anche le camerate per gli ufficiali e i militari delle SS. Nello stesso stabile si trovavano anche diciassette celle, tutte molto piccole, che ospitavano fino a sei prigionieri. Anche in questo caso si trattava di persone destinate all’esecuzione. Le prime due celle erano utilizzate per le torture. Qui sono stati rinvenuti migliaia di documenti che erano stati sequestrati dalle truppe tedesche non solo ai detenuti, ma anche a chi era obbligato al lavoro coatto. I documenti sono conservati presso l’Archivio della Repubblica di Slovenia. Erano stati sequestrati dalle truppe jugoslave. Le pareti di queste camere erano ricoperte di scritte e graffiti.

Risiera di San Sabba, Cellette per i detenuti - Turista a due passi da casa
Risiera di San Sabba, Cellette per i detenuti – Turista a due passi da casa

Le camerette dei deportati

La visita prosegue nello spazio del deposito dei beni razziati G sulla piantaqui si trovavano anche gli spazi per i detenuti meno sospetti, ma anche per quelli che dovevano essere deportati in Germania. L’edificio a quattro piani era occupato da uomini e donne di tutte le età e bambini anche di pochi mesi, che sarebbero poi stati trasferiti a Dachau, Auschwitz, Mauthausen.

Il forno crematorio

Risiera di San Sabba impronta forno crematorio - Turista a due passi da casa
Risiera di San Sabba impronta forno crematorio – Turista a due passi da casa

Oggi non più esistente, il forno crematorio si trovava nel cortile interno, proprio di fronte alle celle. – E ed E1 sulla pianta – Era stato ricavato dall’essiccatoio per il riso. L’area è contrassegnata da una piastra metallica. Una sagoma dell’edificio è ancora visibile. L’impianto era interrato e collegato da un canale sotterraneo. Oggi questo percorso è contrassegnato da una piastra d’acciaio. Univa il forno alla ciminiera. Tre profilati metallici che simboleggiano una spirale di fumo che esce dal camino è rimasto a ricordo di quei tragici momenti. Il forno crematorio e la ciminiera vennero fatti saltare in aria dai nazisti in fuga, nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, per eliminare le prove dei loro crimini. Tra i reperti rinvenuti, anche la mazza con cui si dava l’ultimo colpo ai predestinati prima di metterli nel forno crematorio.

Il fabbricato centrale

La parte centrale del fabbricato era di sei piani ed era utilizzata come caserma. – C sulla pianta – Nei piani superiori si trovavano le cucine e, mentre nello spazio adibito a mensa oggi sorge il Museo. Nell’edificio oggi adibito al culto, invece era stata creata l’autorimessa per i mezzi delle SS il piccolo edificio di sinistra invece era utilizzato dal corpo di guardia e fungeva da abitazione del comandante. Nella zona sistemata a verde, esisteva un edificio a tre piani con uffici, alloggi per sottufficiali e per le donne ucraine.

Risiera di San Sabba, monumento- Turista a due passi da casa
Risiera di San Sabba, monumento- Turista a due passi da casa

Quante sono state le vittime dei nazisti?

Le vittime della Risiera di San Saba sono state circa cinquemila, ma questo calcolo si basa su testimonianze. Molti di più i prigionieri, gente che è passata da qui ed è stata spostata più verso i lager o i campi di lavoro. Sempre secondo un calcolo, prima del secondo conflitto mondiale, gli ebrei triestini erano circa cinquemila. Molti emigrarono dopo le leggi razziali del 1938. Oltre 600, invece quelli che vennero deportati nei campi di sterminio.

I dati e le informazioni di questo articolo/podcast sono di provenienza del sito www.risierasansabba.it

Risiera di San Sabba, altre cellette- Turista a due passi da casa
Risiera di San Sabba, altre cellette- Turista a due passi da casa

Come arrivo alla Risiera di San Sabba

La Risiera di San Sabba si raggiunge dall’Autostrada A4 Torino-Trieste, uscita Trieste, quindi SS202 seguendo via Valmadura. Raggiunto lo Stadio Nereo Rocco, di fronte si trova la Risiera di San Sabba.

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